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5 Regole importanti

Vero o Falso ?

Il Sole e i farmaci

Vero o Falso?

Solo le radiazioni UVB sono dannose, le UVA invece fanno solo abbronzare

FALSO. I raggi UV sono radiazioni luminose comprese nella porzione dello spettro elettromagnetico che va dai 200 ai 400 nanometri. I raggi UVA hanno una lunghezza d’onda compresa tra i 315 e i 400 nanometri e si trovano quindi appena al di sotto delle radiazioni visibili (che hanno una lunghezza d’onda compresa tra 400 e 800 nanometri). Sono capaci di penetrare in profondità nella pelle, raggiungendo anche il derma, lo strato cutaneo che si trova sotto l’epidermide e in cui arrivano i vasi sanguigni. Queste radiazioni dal punto di vista dell’esposizione solare sono state ignorate per lungo tempo, e ritenute praticamente innocue per la pelle. Oggi invece si sa che sono proprio gli UVA ad essere responsabili dell’invecchiamento precoce e della comparsa di danni cellulari, che predispongono ai tumori cutanei. Assieme agli UVB, inoltre, contribuiscono a provocare eritema e scottature. E’ chiaro, quindi, che proteggersi dai raggi UVA è altrettanto importante quanto farlo dai più conosciuti UVB. Questi ultimi hanno una lunghezza d’onda compresa tra 280 e 315 nanometri, penetrano nella pelle, ma non in profondità come gli UVA: si fermano infatti a livello dell’epidermide, provocando danni immediati, come eritema solare e scottature.

Le creme solari non possono essere abbronzanti, perche’ bloccano i raggi solari negativi per la pelle

VERO. Le creme protettive, di per sé, sono fatte apposta per bloccare i raggi UV, che provocano l’abbronzatura. Due sono le componenti principali (e complementari) dei prodotti solari: i principi attivi, i cosiddetti filtri, (che proteggono la pelle dai raggi UV) e il veicolo o eccipiente (crema, latte...) che permette di distribuire in modo uniforme il principio attivo sulla pelle. I principi attivi possono essere chimici, costituiti cioè da sostanze che bloccano con differente efficacia e specificità i raggi UV che arrivano alla pelle; oppure fisici, ossia polveri minerali che riflettono come uno specchio la maggior parte degli UV. Il fattore di protezione di un prodotto solare è calcolato con metodologie diverse a seconda che ci si riferisca ai raggi UVA e UVB (per questo sulla confezione dei solari attivi sia contro UVA e UVB devono essere riportati entrambi i valori) e dipende dalla quantità e dalla qualità del filtro presente.

A parita’ di fattore di protezione le creme solari sono uguali

FALSO. Infatti le creme solari , oltre a proteggere dagli UVB e dagli UVA, devono essere fotostabili, cioè possedere un’efficacia duratura, non alterata dall’esposizione solare. In genere i filtri UVA sono quelli più “difficili” da questo punto di vista e in effetti quelli veramente stabili sono pochi. In ogni caso, bisogna sottolineare che l’azione della luce e il fatto che i filtri più avanzati si fermano negli stati superficiali della pelle, rendono necessarie nuove applicazioni del prodotto ogni 2-3 ore, per renderlo veramente protettivo. Ad ogni modo le sostanze filtranti hanno una diversa resistenza al sole e quindi controllate che in etichetta vengano dichiarati “fotostabili” o stabili. Le creme solari devono anche essere resistenti all’acqua, altrimenti i bagni in mare e in piscina, ma anche il sudore, possono diminuirne l’efficacia e favorire l’arrossamento della pelle in tempi brevi.

La radiazione e’ sempre uguale sia che ci si esponga al mare casalingo, ai tropici o in montagna.

FALSO. Ai tropici e in alta montagna è necessaria una protezione maggiore. Questo essenzialmente perché la quantità di radiazioni UV è collegata all’angolo di elevazione del sole (cioè quanto il sole è alto sull’orizzonte). Si tenga presente che anche il cielo terso aiuta il passaggio di maggiore radiazione. Così come il sole di mezzogiorno (alto in cielo) è molto più intenso di quello delle 9-10 del mattino. L’atmosfera assorbe una elevata quantità di radiazioni, soprattutto per opera dello strato di ozono. Nubi e particelle di polvere sono un filtro ulteriore. Se si prende il sole in città si ha un minor bisogno di protezione rispetto all’alta montagna. Per fare una proporzione tra mare nostrano e montagna, si può dire che il sole di inizio primavera in montagna corrisponde al sole di maggio-giugno al mare.

In acqua e sulla neve ci si abbronza di piu’

VERO. La pelle viene colpita dalla radiazione diretta del sole, ma anche da quello riflessa: ghiaccio, neve, acqua e sabbia hanno una grande capacità di riflettere da radiazione, come uno specchio. Non riusciamo ad accorgerci di questa “doppia esposizione” solo perché non siamo in grado di vedere i raggi UV, che non sono percepiti dall’occhio umano. Anche le nuvole, fatte di vapore acqueo, riflettono la radiazione solare (e in parte la lasciano anche passare), mentre trattengono i raggi infrarossi, che riscaldano: quindi non fidatevi della sensazione di fresco sotto un cielo nuvoloso, meglio proteggersi ugualmente per difendersi dalla radiazione riflessa.

Se si usano solari con indici di protezione troppo elevati non ci si abbronza.

FALSO. L’abbronzatura appare più lentamente e meno intensa, ma ci si abbronza anche con fattori di protezione elevati. In questo modo l’abbronzatura che si ottiene è più uniforme e dura di più.

Se si ha la pelle scura non servono protezioni alte.

FALSO. Nei primi giorni di esposizione al sole, la pelle deve essere ben protetta anche se è olivastra, per ridurre al minimo i danni da UVA, meno visibili di quelli UVB, ma capaci di colpire in profondità. Per questo anche chi ha la pelle scura per i primi giorni dovrebbe usare una protezione contro gli UVB uguale a SPF 15 e contro gli UVA pari a PPD 7.

Anche se si è abbronzati, bisogna continuare a usare i prodotti solari.

VERO. La cute abbronzata non è protetta dall’azione degli UVA e dai danni al DNA e alle fibre elastiche della pelle che questi possono provocare. Bisogna quindi continuare a utilizzare i prodotti solari finché ci si espone al sole.

Abbronzarsi troppo in fretta fa male.

VERO. Le abbronzature accelerate, tipiche da week-end, danneggiano maggiormente la pelle, perché una grande quantità di raggi UV colpisce la cute in poco tempo. Il primo giorno bisognerebbe esporsi per non più di tre quarti d’ora, 20 minuti se la radiazione è intensa. L’abbronzatura ottenuta in modo veloce, poi, anche se può apparire più intensa all’inizio, è meno duratura, e soprattutto meno protetta contro le scottature, rispetto al colorito ottenuto gradualmente in 15-20 giorni di esposizione.

I prodotti solari servono esclusivamente a non scottarsi.

FALSO. La protezione UVB serve fondamentalmente a evitare scottature, ma i solari devono proteggere anche contro gli UVA, responsabili dei danni più profondi e più rischiosi per la pelle, come il fotoinvecchiamento.

Per proteggere la pelle è importante seguire anche una dieta adeguata.

VERO. L’esposizione al sole favorisce la formazione di radicali liberi, sostanze derivate dall’ossigeno che possono favorire l’invecchiamento e le alterazioni cellulari. Gli esperti, in realtà, non hanno ancora completamente dimostrato la relazione tra i radicali liberi e i danni cutanei da esposizione al sole, ma nel frattempo consigliamo di consumare alimenti ricchi di antiossidanti (vitamina C, vitamina E, beta-carotene, zinco, selenio e glutatione) a scopo preventivo, anche nei 30-40 giorni che precedono l’esposizione al sole. Meglio una dieta quindi di frutta e verdura e moderazione con i grassi, che possono favorire la formazione di radicali liberi. Per aiutare a mantenere la pelle idratata è inoltre utile bere molti liquidi, acqua, spremute e succhi di frutta.

Le lampade uva preparano la pelle all’esposizione al sole.

FALSO. Queste lampade ossidano esclusivamente la melanina superficiale e la colorazione che danno dura solo poche ore. L’abbronzatura da lampada non è quindi sufficiente a proteggere la pelle durante l’esposizione solare.

E’ normale che la pelle si arrossi prima di abbronzarsi.

FALSO. L’arrossamento della pelle è indice di irritazione. L’abbronzatura che si instaura su una pelle già irritata non è omogenea e tende a svanire rapidamente perché l’organismo cerca di liberarsi velocemente delle cellule danneggiate mediante l’esfoliazione e l’apoptosi (morte cellulare programmata).

Le acque solari non hanno un’elevata azione protettiva.

VERO. La maggior parte dei filtri solari è liposolubile: significa che si sciolgono male nell’acqua, che dunque difficilmente può contenere filtri a elevata protezione. Inoltre le modalità di utilizzo fanno sì che lo strato di prodotto applicato sulla pelle sia molto sottile, riducendo anche a un terzo il fattore di protezione indicato sulla confezione. Infine, l’acqua evapora velocemente facendo evaporare anche i liquidi presenti nella pelle e favorendo quindi la disidratazione.

Spellarsi quando si torna dalle vacanze è normale.

FALSO. È un’evenienza comune solo quando la pelle è traumatizzata. Se l’abbronzatura è stata presa in modo graduale e utilizzando la giusta protezione, l’esfoliazione della pelle è lenta e impercettibile, esattamente come quando la pelle non è esposta al sole.

Una volta che ci si e’ scottati si puo’ fare a meno di usare i prodotti solari.

FALSO. La pelle arrossata dalla scottatura non è altro che la prova che la pelle è stata danneggiata dal sole. Se continuiamo a non usare protezione, non facciamo altro che stressare ulteriormente una pelle già provata e che probabilmente non è più in grado di difendersi da sola.

Se si sta al sole solo per il fine settimana si puo’ fare a meno di usare i prodotti solari.

FALSO. E’ noto che sono proprio le gite brevi, in cui si sta (erroneamente) di più al sole e con meno attenzione per abbronzarsi prima, a provocare i danni maggiori. La maggior parte dei casi di eritemi e di scottature si verifica proprio nei week-end. Anche se si sta al sole per brevi periodi, bisogna quindi utilizzare solari con un indice di protezione indicato al proprio fototipo.

Ogni parte del corpo ha una diversa sensibilità al sole.

VERO. La questione non sta solo nella “delicatezza” della pelle delle diverse zone, ma nelle maggiori o minori occasioni di esposizione ai raggi UV. Le pelli più sottili, come quella del viso e del collo, hanno una difesa inferiore dai raggi UV, mentre quelle più consistenti sono più difese, ma solo dai raggi UVB: quando si abbronza, la pelle s’ispessisce provvedendo così ad aumentare la protezione naturale. Assieme all’abbronzatura, l’ispessimento è una reazione di difesa della pelle che però per funzionare ha bisogno di giorni di adeguamento. Il viso, il decolleté e le braccia sono le zone che si scoprono per prime e che quindi si possono scottare più spesso, ma sono anche quelle più abituate alla luce del sole e che quindi traggono maggior vantaggio da un’esposizione continuativa. Meglio trattare con cautela anche le cicatrici recenti, molto sensibili e che se sottoposte al sole potrebbero risultare poi indelebili: prima di esporle parlatene con vostro dermatologo e comunque proteggetele con particolare cura.

La durata dell’abbronzatura varia a seconda delle parti del corpo.

VERO. Avete mai notato che il colorito del viso è il primo a sparire? La durata dell’abbronzatura, infatti, dipende dalla velocità del rinnovo cellulare cutaneo, che varia a seconda delle parti del corpo. Le cellule del viso, ad esempio, si rinnovano completamente nel giro di 2-3 giorni ed è per questo che il colorito si attenua prima qui rispetto ad altre parti, dove può lasciare un “ricordo” anche da una stagione all’altra.

I tessuti (della maglietta, dell'ombrellone...) riparano dai raggi uv.

VERO. Ma dipende anche dal tipo di tessuto: quelli di cotone o di lana sono decisamente più protettivi di quelli sintetici. Se bagnato, il tessuto è più permeabile ai raggi UV, visto che l'acqua modifica struttura e comportamento fisico delle fibre di tessuto.

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